“Come dice un nostro allievo, la SRF è per sempre!” – Intervista di Giulio Rosati a Stefano Santarelli

Un laureando in Editoria e Scrittura a La Sapienza intervista il fondatore della SRF Stefano Santarelli per la sua tesi
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Scuola Romana dei Fumetti / 6 Dicembre 2023

Mi parli di lei, del suo debutto nel mondo del fumetto e del percorso che ha dovuto
affrontare.

Sono Stefano Santarelli, sceneggiatore di fumetti, cartoni animati e autore teatrale, nonché uno dei fondatori della SRF. Ho iniziato più di 30 anni fa. All’epoca non c’erano scuole di fumetto. Dopo la laurea in Filosofia ho iniziato a lavorare in teatro come regista e autore. I soldi erano pochi. Un amico disegnatore mi chiese se volevo scrivere i fumetti pornografici, si guadagnava bene. Andai a parlare con l’editore che, siccome non ne avevo mai letti, me ne diede una pila enorme. Li studiai come avevo fatto con la “Critica della ragion pura”. Poi scrissi dieci soggetti, mi furono bocciati tutti. Poi altri dieci. Stessa sorte. Finché, finalmente, compresi il meccanismo e uno mi venne approvato. Ho iniziato così. Poi sono passato a riviste come Splatter, Mostri, al fumetto d’autore con i magazine “Torpedo” e “Blue”, quindi all’”Intrepido”, “Martin Mystére”, “Dylan Dog” etc.

Come è nata la SRF? Mi racconti la sua storia.

E’ nata esattamente 30 anni fa. Eravamo un gruppo di autori, Giancarlo Caracuzzo (disegnatore), Paolo Morales (disegnatore e storyboard artist), Massimo Rotundo (disegnatore), Massimo Vincenti (sceneggiatore) ed io, che provenivamo da esperienze diverse, dal fumetto popolare a quello che, in quel periodo, veniva definito d’Autore. C’era una sola scuola di fumetto a Roma, l’Internazionale di Comics, improntata al puro spirito imprenditoriale, che ricalcava il modello della scuola classica, con esami, preside, campanella etc. Volevamo fare qualcosa di diverso. Pensavamo che ci fosse necessità di una “bottega”, come quelle rinascimentali, dove gli studenti imparassero dai maestri, in un rapporto paritario, non formale, né gerarchico. Una scuola che, in qualche modo, sostituisse i vecchi “studi” che andavano via via scomparendo e dove i ragazzi imparavano il mestiere dal disegnatore esperto cui venivano commissionati i lavori. Volevamo una Scuola che desse una formazione sì specifica e tecnica, ma anche artistica e umana, che preparasse gli studenti alle varie professioni della narrazione per immagini e del disegno. Dalla sceneggiatura allo storyboard cinematografico, dal fumetto all’illustrazione. E dopo 30 anni, posso affermare che siamo riusciti nel nostro intento, almeno a giudicare dalla quantità di professionisti nelle varie arti e nei vari mestieri, che sono usciti da noi.

Come mai Roma?

Se ti riferisci al nome, perché volevamo citare la “Scuola romana di pittura”. In generale e più semplicemente, perché i fondatori sono tutti romani e, non a caso, la nostra sede è nel cuore del centro storico.

Qual è l’obiettivo della Scuola?

Formare esseri umani e non solo professionisti. Su cento iscritti solo un 10/15% diventerà un professionista. È nelle cose. Ma il nostro obiettivo è che anche tutti gli altri abbiano vissuto un’esperienza umana e culturale che si porteranno dietro per tutta la vita.

Come viene curata la scelta dei docenti e la creazione dei corsi?

Oltre ai fondatori, i docenti sono, per la maggior parte, ex allievi che si sono affermati nei vari campi del disegno e della scrittura. Alcuni di essi sono diventati anche soci della SRF. E di questo siamo molto orgogliosi. Non siamo imprenditori ma autori con una vocazione alla formazione e alla didattica. L’ingresso di nuovi soci, giovani, fa in modo di essere sempre al passo con i tempi e con le esigenze e i linguaggi delle nuove generazioni di studenti. Per quanto riguarda i corsi, vengono pensati per rispondere alle attuali esigenze di mercato. Il biennio specialistico digitale, solo per fare un esempio, trent’anni fa non esisteva. Così come i corsi on line, che ci hanno permesso di uscire dalla dimensione locale e diventare una grande scuola nazionale a tutti gli effetti.

La SRF non è l’unica realtà del suo tipo qui a Roma, quali sono i suoi punti di forza, le sue caratteristiche che la distinguono dalle altre scuole del fumetto romano?

Gli studenti ci dicono sempre che entrare da noi è come entrare in famiglia. Credo sia questo uno dei nostri maggiori punti di forza. E poi il fatto di non fare solo didattica ma anche di essere un polo culturale della città. Abbiamo fatto mostre a Bruxelles, al Palazzo delle Esposizioni, abbiamo vinto il bando dell’Estate Romana per una mostra a fumetti su Pasolini, recentemente abbiamo fatto una mostra sui Bronzi di Riace e la disabilità, “Corpi a regola d’arte”, con il Comitato Paralimpico, inaugurata all’Arsenale di Taranto dal Presidente della Repubblica. Abbiamo realizzato opere a fumetti come “i Grandi Miti Greci” di Luciano De Crescenzo, edito Mondadori/De Agostini o “La storia della Liberazione di Roma a Fumetti” per il Museo di via Tasso, ma anche le “Opere Liriche” per il Teatro dell’Opera di Roma. E potrei continuare all’infinito. Il fatto che la proprietà della SRF sia di un nutrito gruppo di Autori e non di un singolo imprenditore, credo sia un altro importante carattere distintivo.

La Scuola ha rapporti con le fiere del fumetto romane come Romics e Arf?

Naturalmente. Siamo sempre stati presenti al Romics, non solo con uno stand ma con decine di iniziative che ci vedono protagonisti. Si tratta di una manifestazione di grande richiamo per i giovani, che vede oltre 250mila presenze ogni edizione. Per cultura non siamo snob o elitari. E anche se il pubblico è attirato da altre cose oltre al fumetto, ci piace esserci per divulgare, anche tra chi non lo conosce, il media che amiamo.

Dopo anni di esperienza nel settore, si è fatto un’idea della situazione del fumetto, in particolar modo nella capitale e dintorni?

Sono oltre 30 anni che lavoro in questo settore e sono oltre 30 anni che sento parlare della morte del fumetto. I dati di vendita degli ultimi due anni, ci dicono che per numero di copie vendute e per fatturato, il fumetto italiano non è mai stato così in salute e che occupa un posto estremamente rilevante nel settore dell’editoria. Perciò, se il fumetto è morto, viva il fumetto!

C’è qualcosa che vorrebbe dire a chi vorrebbe intraprendere il percorso formativo della
vostra scuola in futuro?

A chi ha intenzione di formarsi presso una scuola, consiglio di guardare chi ci insegna. Se si tratta di professionisti che lavorano attualmente e con continuità, per le maggiori case editrici e di produzione italiane e straniere, sicuramente si tratta di una scuola seria. E di non guardare se rilascia titoli legali. Nel nostro settore, in tutto il mondo, nessuno chiede il curriculum ma solo il portfolio. Sai fare? Lavori! Per quanto riguarda la SRF direi che siamo rimasti una “bottega” ma dove si insegnano le discipline artistiche utilizzando le più moderne tecnologie. Se prima mettevamo a disposizione dei nostri studenti i pennelli, oggi gli diamo anche gli Ipad! Entrare nella SRF significa entrare in una scuola del “fare” e in una famiglia dove ci si forma umanamente, artisticamente e tecnicamente. Perché, come ha detto un nostro attuale studente, La SRF è per sempre!

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