Colorista Digitale. Come si diventa un professionista e quali sono le basi di un buon corso di Colorazione Digitale.
Il lavoro del colorista si svolge durante l’ultima fase del processo di realizzazione di un fumetto. Una volta conclusa l’inchiostrazione, si passa al colore, che conferirà l’aspetto finale alle tavole. Attraverso tecniche come l’ombreggiatura e la sovrapposizione dei colori, si suggerisce la tridimensionalità delle forme, esaltando i volumi del disegno. Le tonalità servono proprio a dare l’idea del passaggio dalla luce all’ombra su una superficie e quindi ad alimentare l’illusione della profondità.Quali sono le cose importanti da saper scegliere per un Colorista Digitale?
Da dove si parte quindi per diventare un buon Colorista Digitale?
Per arrivare a questo grado di competenza si parte da lontano, proprio dalle basi del disegno, per poi poter controllare tutti gli elementi su cui si posa il colore. Anatomia e prospettiva sono fondamentali per capire le masse e le sagome dei soggetti rappresentati, i loro movimenti nello spazio e in che modo la luce si posa su di essi. Così come la teoria delle ombre e il panneggio, materie utili a plasmare il segno in immagini chiare e credibili. Il percorso formativo del colorista comincia molte volte da queste materie principali, anzi, spesso si studia per diventare disegnatori e casualmente si può diventare coloristi. Questo è accaduto anche a Matteo Vattani, colorista per Glénat, Bonelli, ex allievo della Scuola Romana dei Fumetti e insegnante al Corso di Digital Painting:
Il mio esordio è stato nel 2010, colorando dieci pagine disegnate dal disegnatore francese Dimitri Armand, per un editore che si chiama Soleil. È stato pubblicato su una rivista francese ed è stato un lavoro che è venuto un po’ per caso e un po’ per gioco, perché comunque ho iniziato come disegnatore e mi sono trovato a fare il colorista
Matteo Vattani - Docente del corso di Colorazione Digitale della Scuola Romana dei Fumetti
L’occasione è stata il primo passo per una carriera ricca di soddisfazioni, proseguita con la colorazione di albi speciali di Tex per Sergio Bonelli Editore e di volumi per il mercato francese. Lo studio del colore è dunque il punto di arrivo dell’apprendimento, sostenuto da molta pratica ed esercizio.
Le tecniche di colorazione sono varie, spesso miste e derivano dall’arte. In passato il colorista utilizzava soprattutto strumenti tradizionali, come gli acquerelli di Hugo Pratt o gli acrilici di Alex Ross. Sono stati pubblicati fumetti francesi colorati a pastello e fumetti americani a pennarello e inchiostri, senza limiti di sperimentazioni, fino ai collage pittorici di Dave McKean e di Bill Sienkiewicz.
Ci sono dei tool indispensabili per un buon corso di Colorazione Digitale?
Con il progredire delle tecnologie, la maggior parte dei coloristi usa da più di un decennio esclusivamente strumenti digitali, in particolare software come Photoshop o ClipStudioPaint. Questi consentono di imitare i pennelli e le diverse caratteristiche dei colori, aumentando le possibilità a disposizione del professionista. Inoltre velocizzano il lavoro eliminando la possibilità di sbagliare, o meglio permettendo il ripensamento e la correzione istantanea. Saper maneggiare le tecniche e i materiali più disparati consente di poter scegliere quelli adatti alla propria mano e di guidarne gli effetti. In conclusione, che sia svolto con il pennello o con l’iPAD, il mestiere del colorista è una componente della realizzazione creativa di un fumetto, che aggiunge all’opera un valore narrativo oltre che estetico.