Come diventare illustratori per l’infanzia

Intervista all’illustratore e docente Simone Rea.
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Scuola Romana dei Fumetti / 20 Marzo 2023

Intervista all’illustratore Simone Rea, docente del corso breve online e del corso annuale di Illustrazione per l’infanzia.

Per diventare illustratori di libri dedicati all’infanzia occorrono delle solide basi tecniche, dal disegno alla pittura, e la capacità di aggiungere il proprio personale punto di vista artistico. Scegliere la tavolozza cromatica pertinente al testo, le forme giuste e il modo di raccontare adeguato sono punti di arrivo di un percorso di formazione che spesso può prendere direzioni inaspettate. Sono infatti molti e differenti i mestieri del disegno e non sempre si ha la consapevolezza per comprendere quale sia quello adatto a noi. L’illustrazione per l’infanzia è infatti una nicchia, molto vasta e florida, ma non così nota ai più e per questo da molti anni alla Scuola Romana dei Fumetti abbiamo dedicato un corso annuale e un corso breve a questa materia. Il corso è diretto da Simone Rea, illustratore per Mondadori, Rizzoli, Topipittori, che riassume così il suo esordio:

Da quando avevo tre anni ho iniziato a disegnare e non ho più smesso. La passione per il disegno è stata sicuramente aiutata dai miei familiari che hanno creduto nelle mie potenzialità e questo è stato un vantaggio per il mio percorso creativo. Arrivare a illustrare albi è stato quasi un caso, avevo finito l’Accademia, ero in un limbo e non sapevo cosa fare. Casualmente, girando per l’Eur trovai una mostra di illustrazione, non sapevo cosa fosse, entrai e c’erano illustrazioni di Mattotti, Innocenti e altri e rimasi colpito. Forse questo è il percorso che potrei intraprendere, pensai allora, una via di mezzo tra l’arte fine a se stessa, il quadro compiuto, appeso al muro e un modo per divulgare la mia creatività. Così è stato e dopo vari corsi di illustrazione, grazie a dei concorsi trovati in rete o tramite passaparola, sono riuscito ad arrivare, a farmi conoscere e quindi ad essere contattato. In realtà non ho mai presentato il mio lavoro a case editrici, ma sono state loro, dopo aver visto i miei lavori durante i concorsi, a chiamarmi per chiedermi delle commissioni.    

Una volta chiamati dall’editore a lavorare su un progetto specifico, c’è una prima fase di confronto che riguarda gli stimoli visivi suscitati dal testo. In questo senso è un consiglio utile quello di lasciarsi guidare dalle sensazioni per trovare ogni volta soluzioni tecniche diverse, come sottolinea Simone Rea:

Quando mi propongono un testo, non è essenziale che tocchi le mie corde, che sia adatto a me. Anzi, a volte cose che non mi riguardano direttamente possono diventare uno stimolo maggiore per ricercare, sia per quanto riguarda l’aspetto tecnico, sia per quanto riguarda la ricerca del segno, delle forme e delle composizioni. Altra cosa importante per me è mettermi a disposizione del testo. Infatti questa è una cosa che consiglio sempre, anche in classe, perché mettersi a disposizione del testo, abbassare il proprio ego, cercando di accompagnare e fondere il testo con le immagini, è sicuramente il modo migliore per approcciare la realizzazione di un albo illustrato. 

Questa fase iniziale del lavoro prevede una ricerca stilistica, che si basa sul proprio bagaglio di conoscenze e sulla giusta disposizione a interpretare l’atmosfera e gli stati d’animo espressi nel racconto. Spesso si tratta di testi brevi ed evocativi, poco descrittivi e la maggior parte della comunicazione è affidata alle illustrazioni, che assorbono le parole occupando quasi tutta la pagina. Secondo Simone Rea, ogni volta è una sfida diversa:

La ricerca dello stile è un argomento che trattiamo molto spesso in classe e anche tra amici illustratori ne parliamo molto. In realtà io non credo nella ricerca di uno stile, credo che si raggiunga un certo tipo di disegno, di pittura, di sintesi con la crescita. Per quanto riguarda le illustrazioni abbiamo sempre due problematiche: il nostro ego e il testo che ci propongono. Io lavoro in questo modo, cerco di abbassare il mio ego per mettermi a disposizione del testo. Ora c’è da dire che “Favole di Esopo” (Topipittori) ha avuto un sacco di successo e questo ha fatto girare il mio nome e le mie immagini, quindi ha collegato il nome Simone Rea a un certo tipo di illustrazioni. Però io non mi sento legato in modo indelebile a questo libro, la riconoscibilità è data più che altro dalla visibilità che mi ha dato il successo del libro. Per quanto riguarda la ricerca dello stile, come dicevo non ci credo molto, anche perché nel mio caso mi sento abbastanza un ricercatore, mi piace sperimentare tecniche.

Dunque la sperimentazione è la via che può portare all’elaborazione di stili diversi – o di uno stile in continua evoluzione – esteticamente aderenti a diversi tipi di storie. Ciascun albo illustrato è un’esperienza a sé, tanto per chi lo realizza, quanto per chi lo legge e la produzione è a oggi molto vasta e diversificata. Quello che colpisce è certamente l’estrema varietà di tecniche e di stili profusi nei titoli di questo settore, che permette di trovare una propria strada senza adeguarsi ad altri standard o ripetere i propri.

Simone Rea, docente di illustrazione, racconta il suo percorso artistico
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